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La fotografia intelligente che uccide il fotografo

Nel week end, dopo una meravigliosa esperienza di cui vi parlerò nei prossimi giorni, ho letto, come al solito, un po’ di notizie “fotografiche” e mi sono imbattuto in un progetto che mi ha dato e mi sta ancora dando, molto da pensare.

Peter Buczkowski è l’autore di tre progetti e Prosthetic Photographer è uno di questi il cui titolo integrale è: Esperimenti sull’interazione uomo-macchina attraverso la stimolazione elettrica corpo (NdR – Traduzione dall’inglese). La spiegazione tecnico-scientifica è alquanto complessa e si basa in gran parte sulle reti neurali e su Google Inception Model, una rete neurale specializzata nella classificazione delle immagini. Vi avevo già parlato mesi fa dei primi esperimenti di integrazione di interfacce uomo-macchina all’interno di uno smartphone per migliorare l’esperienza fotografica.

Provo a spiegarvi questa idea: C’è una videocamera e un microcomputer collegato ad essa. Il tutto viene connesso ad una fotocamera ad alta risoluzione (le nostre DSLR o Mirrorless). La videocamera scansiona continuamente quello che stiamo inquadrando con la nostra fotocamera ed è  capace di riconoscere la scena e – attenzione attenzione – decidere se quello che stiamo per fotografare può essere o meno una buona fotografia ! – Il mio primo stato d’animo non è di entusiasmo, anzi tutt’altro e benché sia un progetto universitario finalizzato ad una tesi di laurea, mi sconcerta il fatto che in un futuro, non molto distante, tutti potremmo essere  fotografi professionisti. Il software implementato da Peter Buczkowski è capace di fare un confronto tra la scena inquadrata ed un archivio fotografico selezionando fotografie simili per soggetto, colori, inquadratura, luogo ed una serie di parametri che concorrono ad ottenere un punteggio di rating. Se questo punteggio è superiore al 95%, allora saremo certi di poter fare una buona fotografia. Il tutto mi suona un po come – Guardo una serie di fotografie su un sito web, prese dalla rete e con un ottimo punteggio, me la salvo sul Pc e poi le faccio vedere ai miei amici o le condivido, tanto potrei averla fatta anche io così, quindi perchè sforzarsi di svegliarsi alle 3.00 di notte per andare in quel posto la, lontano dalla città, tra mare monti laghi e pianure, aspettando l’alba con la nebbiolina, la rugiada, i raggi di sole, il profumo dell’erba, essere soli in una distesa sconfinata, fare merenda al sacco, etc etc. 

Lo ammetto, ho un po esagerato con l’ultimo commento, non sarà proprio così, ma sinceramente mi disgusta molto l’idea che un progetto del genere possa divenire commerciale, immesso sul mercato e che qualcuno possa comprarsi l’accessorio del momento e pensare di essere fotografo. L’arte è arte e non può esserci elettronica o software che regga il paragone con la mente umana.

 

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